La coscienza dell’Io
Il punto di vista strutturale della teoria psicoanalitica considera l’Io come una struttura funzionale deputata a recepire gli stimoli provenienti dall’esterno e quelli intrapsichici, a elaborarli e a rispondere con atti motori, parola compresa. E’ sede di una serie di funzioni (mnesica e rievocativa, critica, sintetica, simbolica, analogica), di immagini (di Sé e dell’oggetto) e di meccanismi (difensivi e adattativi). Viene identificato con la coscienza, ma il suo funzionamento può essere inconscio, come nel caso dei meccanismi di difesa.
Secondo Karl Jaspers (1959) “la coscienza dell’Io, nel modo in cui l’Io prende coscienza di se stesso, non è un fenomeno semplice. La coscienza dell’Io ha quattro caratteri formali:
1. il sentimento di attività, una coscienza di attività;
2. la coscienza dell’unità: io sono uno nello stesso istante;
3. la coscienza dell’identità: io sono lo stesso di prima;
4. la coscienza dell’Io, in contrapposizione all’esterno e all’altro”.
Per Christian Scharfetter (1976), le diverse dimensioni che riguardano l’Io-coscienza si possono rappresentare con una serie di cerchi concentrici, nei quali i settori “interni” rendono possibili quelli più “esterni” e per ciascuno di essi si possono verificare manifestazioni psicopatologiche. Procedendo verso l’esterno i settori dell’Io progressivamente investiti sono: vitalità, attività, consistenza, demarcazione, identità, immagine di sé ed energia.
Secondo l’autore, l’ipotetico ordinamento delle dimensioni trova un fondamento nella gravità della patologia: nei disturbi maggiori delle dimensioni più “interne”, quelle superiori non sono definibili (per esempio, quando esiste una grave devitalizzazione dell’Io, non si può dire nulla a proposito di attività o confini o energia dell’Io); viceversa, energia dell’Io e immagine di Sé possono essere gravemente compromesse, senza che ciò abbia riflessi negativi sulle dimensioni “inferiori”.
Come ha scritto Paul Schilder (1914), “questa modificazione si estende sia all’Io sia al mondo esterno e ha come conseguenza che l’individuo non si riconosca come personalità. Le sue azioni gli appaiono automatizzate. Egli osserva come spettatore il suo agire e il suo fare. Il mondo esterno si fa estraneo e nuovo, e perde il suo carattere di realtà”.