Pensiero illogico o paralogico
La differenza fra deragliamento dei nessi associativi e illogicità consiste nel fatto che mentre “nel primo caso il paziente può seguire una logica di riferimento condivisa ma il disturbo associativo lo allontana vieppiù dalla linea ideativa” ; nel secondo caso il paziente “può servirsi di una logica alternativa, personale (…): i concetti si legano secondo criteri di associazione corretti, ma spesso le conclusioni alle quali questi pazienti arrivano non sono accettabili” (Pancheri, Brugnoli e Marconi, 1999).
Si parla anche di pensiero paralogico (il pensiero è logico in modo diverso) o paleologico (il pensiero fa riferimento a una logica filogeneticamente arcaica, antecedente a quella formalizzata da Aristotele).
Von Domarus (1944) ha cercato di individuare quali siano i principi della paleologica: “L’individuo che pensa in modo paleologico invece effettuerebbe delle identificazioni per similitudine (identità di predicato) e non per uguaglianza (identità di soggetto) (…). In questa prospettiva il concretismo può essere fatto derivare da un processo paleologico (…)”.
Nel pensiero paleologico, il soggetto “regredisce a un livello inferiore di razionalità; non opera più secondo la logica aristotelica, ma piuttosto usa una logica sui generis che è stata chiamata paleologica… Mentre la persona normale accetta l’identità solo sulla base di soggetti identici, il pensiero paleologico accetta l’identità basata su identici predicati (…). Non è difficile vedere come, in modo teleologico, il paziente ricorre al livello paleologico che riemerge per giungere alla conclusione che desidera (…). Alla luce della paleologica si possono interpretare anche dei deliri bizzarri o complessi” (Arieti, 1959-1966b).
Mentre nel pensiero aristotelico i soggetti del discorso appaiono immutabili e vengono identificati solo i soggetti identici, nel pensiero paleologico l’identificazione è fornita, appunto, dai predicati, che, poiché possono essere numerosi e diversi, determinano un pensiero bizzarro e incomprensibile. In ogni caso, come sopra detto, il pensiero paleologico è comunque finalistico, nel senso che permette al paziente di verbalizzare, a modo suo, i bisogni più profondi.
Il pensiero di Silvano Arieti resta ancorato a molti principi psicodinamici, come quello riguardante il processo primario e quello secondario; sono inoltre collegate molte caratteristiche del linguaggio e della patologia al pensiero magico che, associato al processo primario di pensiero, non giunge sovente a distinguere il significato dal significante; infine, nella patologia schizofrenica il discorso sarebbe soggetto allo stesso procedimento di formazione che riguarda le immagini oniriche.