L’Io e l’esame di realtà
E’ così indicata quella funzione dell’Io che consente di distinguere gli stimoli provenienti dal mondo esterno da quelli interni, evitando la confusione tra percezione degli oggetti esterni e la loro rappresentazione provocata dall’intensità di un desiderio o di un ricordo.
Secondo Freud (1915e) l’esame di realtà è una delle “grandi istituzioni dell’Io” e nasce precocemente come conseguenza del mancato soddisfacimento allucinatorio del desiderio. Il bambino, infatti, all’inizio della vita psichica allucinerebbe l’oggetto, necessario al soddisfacimento di un bisogno; ben presto però il fallimento di questo espediente porterebbe all’istituzione dell’esame di realtà per poter distinguere l’oggetto allucinato da quello reale, in modo da non dover più affrontare la frustrazione del mancato effettivo appagamento. La capacità dell’Io di discernere la realtà delle percezioni deriva dalla possibilità o meno di farla “scomparire attraverso l’azione muscolare”. Se la percezione è reale verrà modificata dall’azione muscolare, diversamente verrà riconosciuta come di origine interna.
Durante il sonno la coscienza lascia spazio all’inconscio e l’esame di realtà si estingue. Durante il risveglio, con il progressivo restaurarsi dell’esame di realtà e delle altre funzioni dell’Io, i sogni sono sottoposti al lavoro di censura (meccanismo di condensazione e spostamento) con formazione del contenuto onirico manifesto. Particolari tempi e modalità di passaggio dallo stato di veglia a quello di sonno, e viceversa, possono portare alla genesi di fisiologici fenomeni allucinatori nella fase di addormentamento e di risveglio (allucinazioni ipnagogiche e allucinazioni ipnopompiche).
L’estinzione dell’esame di realtà è descritta da Freud anche in quella che ha definito la “psicosi di desiderio dell’amenza” (in passato, con il termine amenza veniva indicato quello che attualmente corrisponde a uno stato confusionale, allucinatorio e delirante, acuto): “reazione a una perdita di cui la realtà reca testimonianza e che l’Io deve invece sconfessare perchè la reputa insopportabile”, in cui l’Io sottraendo l’investimento al sistema percettivo permette alle fantasie del desiderio, non rimosse e perfettamente coscienti, di penetrare nel sistema e ivi venir riconosciute come la realtà “migliore”».
Secondo un’accezione più moderna l’esame di realtà è uno dei processi psichici che consentono la consapevolezza della propria individualità e di quella degli oggetti esterni in un determinato istante: contribuisce quindi allo stato di coscienza.
Una patologica riduzione dello stato di coscienza provoca l’innalzamento progressivo della soglia sensitiva e percettiva e quindi l’insorgenza graduale di uno stato confusionale. con il venir meno dell’esame di realtà si assiste all’assedio della coscienza da parte delle rappresentazioni interne che si confondono con le percezioni esterne.
In questa situazione, la presenza o meno di uno stato di agitazione è variabile, in rapporto con la capacità del paziente di reagire al proprio angoscioso stato confusionale, in cui non riesce più a distinguere ciò che è interno da ciò che è esterno, ciò che è suo da ciò che è di altri, a tal punto da far perdere la consequenzialità cronologica alle tracce mnestiche e alle rappresentazioni oggettuali.