L’idea prevalente o dominante
Benché alcuni autori distinguano l’idea prevalente dalla dominante (chiamata anche idea “fissa”), in quanto la prima non assumerebbe i caratteri abnormi di fissità della seconda, di fatto, in entrambi i casi il pensiero si concentra, in modo provvisorio o duraturo, su alcuni specifici contenuti, in relazione a una notevole componente affettiva. Nelle forme più gravi si può giungere al monodeismo, vale a dire all’invasione pressoché completa del campo della coscienza, con impedimento di un più o meno elastico fluttuare delle associazioni e incapacità di inibizione dell’idea stessa.
Secondo Bini e Bazzi (1974), l’ideazione prevalente o dominante può distinguersi in attiva, di solito connessa a un’attività creativa (pensiero speculativo, teorie scientifiche, convinzioni politiche, credenze religiose, talvolta anche con caratteristiche di fanatismo), e passiva, spesso correlata ad avvenimenti spiacevoli (attesa di un esame, prospettiva di un intervento chirurgico, ecc.).
Essa non ha quindi necessariamente un significato patologico, pur potendosi presentare in alcuni quadri psichici (per esempio, disturbi d’ansia, depressione, dismorfofobia, ecc.) e pur rappresentando talora una condizione di transizione verso l’ideazione fobico-ossessiva (da cui si differenzia in quanto non vissuta come abnorme) o il delirio vero e proprio (rispetto al quale è passibile di critica).
Non sempre in realtà è possibile operare una distinzione netta in base alle caratteristiche di egosintonia (presente nell’ideazione dominante) o di egodistonia (caratteristica dell’ossessione), in quanto “l’angoscia può trovarsi nell’idea fissa come nell’idea ossessiva; il fatto stesso di voler scacciare un’idea fissa quando è penosa o solamente troppo assorbente e di non riuscirvi crea l’inquietudine e può diventare per parte sua un oggetto ossessivo” (Porot, 1960).
Anche per quanto concerne la differenziazione dalle idee deliranti, non tutti gli autori ritengono che sia la permeabilità alla critica e al giudizio l’elemento dirimente, bensì la “comprensibilità” in base alla storia e alla personalità del soggetto. Al proposito questa è la concezione di Karl Jaspers: “Le idee dominanti sono effettivamente idee isolate, che si sviluppano in modo comprensibile dalla personalità e dalla situazione; invece le vere idee deliranti non sono i prodotti della cristallizzazione centrata intorno a un punto, ma provengono da esperienze deliranti oscure, da riferimenti personali enigmatici, diffusi, e non si possono sufficientemente comprendere né in rapporto alla personalità, né alla situazione (…)”.
In linea di massima, comunque, attualmente la maggior parte degli autori concorda sul fatto che caratteristica fondante dell’idea prevalente debba essere l’accessibilità alla critica e il fondamento su elementi effettivi o possibili, comunque condivisibili, della realtà.