L’accelerazione e la fuga delle idee
L’accelerazione del flusso ideico è spesso presente in alcuni stati d’ansia e di euforia, ma è soprattutto un sintomo caratteristico e persistente degli episodi maniacali. Nei casi più lievi, l’eloquio diventa concitato e rapido, in quelli più gravi diventa continuo, inarrestabile e, alla fine, sconnesso a causa della progressiva riduzione dei meccanismi logici, finalizzati e strutturanti il pensiero in cui i nessi associativi vengono sostituiti da assonanze verbali (Galimberti, 1999).
“Questi soggetti non possono mai fermarsi per più di qualche secondo su un argomento, cadono in particolari superflui, perdono il filo del discorso assai facilmente e non riescono mai a recuperarlo. Non riescono mai a rilassarsi ed hanno un turbinio di idee nella testa” (Jaspers, 1959).
Secondo la psicopatologia tradizionale, i sintomi maniacali interessano originariamente la vita affettiva e secondariamente la vita idetica e la psicomotricità, ma anche il rapporto con gli altri, con le cose, con le dimensioni spaziali, temporali e corporee. Binswanger (1933; 1957), invece, attribuisce un ruolo primario all’alterazione formale del pensiero nel disturbo e, più in generale, nell’esperienza maniacale. Nella “fuga delle idee” il linguaggio, a causa della regressione, diventa fine a se stesso, cessa di essere un mezzo comunicativo e si trasforma in una specie di gioco; la logorrea si manifesta come un vero e proprio modo di esistere; il pensiero non si esprime attraverso una sintassi comune con un soggetto, un verbo e un complemento, ma perde coerenza fino a perdere il verbo e quando questo ultimo sopravvive è bloccato nel presente, talora può fare riferimento al passato, ma mai al futuro. Secondo Binswanger, la fuga delle idee è caratterizzata da un tono affettivo ottimistico, da un particolar modo di sperimentare lo spazio e il tempo, da pensieri e significati di carattere lieve o confuso e da una preponderanza delle proiezioni.
L’assenza delle struttura formale nella fuga delle idee è ulteriormente sottolineata dal concetto di “ideazione saltatoria”. In particolare, Cargnello (1977) scrive di come la vertiginosa catena di parole sia la manifestazione tramite il linguaggio di un pensiero che “salta”, si frantuma davanti a ostacoli insignificanti e che rivela la “vacuità intima del mondo maniacale”.
E Bleuler sostiene che “anche la distraibilità per fattori esterni quasi sempre incide accentuatamente in senso perturbatore del corso delle idee, in quanto ogni impressione sensoriale da cui sia colto il paziente viene inserita nel suo parlare a vanvera… Il pensiero non è, quanto al contenuto, avulso da riferimenti precisi, solo che questi riferimenti sono continuamente mutevoli”; non si tratta tanto di ricchezza ideativa, come può talora apparire, quanto del fatto che il paziente “continua ad esprimere il suo personale bagaglio di idee secondo un ritmo ultrarapido e in modo disordinato”.
Più recentemente Arieti (1959-1966a) conferma la distraibilità del paziente maniacale e sottolinea che nella fuga delle idee “i pensieri espressi non sono sconnessi ma conservano qualche legame apparente. Possiamo sempre vedere come le singole idee siano connesse dalle leggi elementari dell’associazione, ma il linguaggio nell’insieme è verboso, circostanziale, non diretto a uno scopo o alla dimostrazione logica di un argomento discusso”. E’ più condivisibile questo punto di vista per cui linguaggio e pensiero sono entrambi alterati nella fuga delle idee, ma da valutare in modo distinto: il linguaggio dona le caratteristiche di insensatezza e illogicità, che spesso vengono attribuite al pensiero; quest’ultimo invece è coerente, ma smodatamente accelerato.