La rabbia
La rabbia è considerata da tutte le teorie psicologiche un’emozione fondamentale e primitiva, potendo essere osservata sia nell’uomo fin dall’età più precoce sia in altre specie animali. E’ sicuramente una delle più potenti emozioni sul piano relazionale: possiede infatti un elevato potere evocativo e comunicativo, provocando negli astanti, siano essi o meno i destinatari di tale espressione emotiva, un’immediata modificazione dei vissuti e degli atteggiamenti.
Nel bambino si configura come una funzione “biologica” di segnalazione di uno stato di disagio, allo scopo di sollecitare l’adulto all’eliminazione di una fonte di dolore o di irritazione.
Nell’adulto, la rabbia può essere intesa come uno stato emotivo di intensità variabile, che oscilla fra un semplice senso di noia o fastidio e sentimenti d’ira o stati di furia, accompagnati da una massiccia attivazione del sistema nervoso autonomo. Può esprimersi direttamente e apertamente, oppure essere inibita: nel primo caso può produrre nel soggetto una sorta di benessere, talvolta solo temporaneo, determinato dalla scarica emotiva; nel secondo, invece, tende a lasciare sul piano psicofisiologico conseguenze percepite come negative.
La rabbia rappresenta un forte stimolo di innesco dell’aggressività, anche se, nello sviluppo di atteggiamenti ostili o condotte aggressive, sembra essere un fattore necessario ma non sufficiente. Per Kernberg (1992) la rabbia rappresenta l’affetto in cui spesso viene canalizzata la pulsione aggressiva e può manifestarsi con comportamenti auto- o eteroaggressivi.
Secondo Spielberger, nel concetto di rabbia sono comprese due dimensioni: lo stato e il tratto. La rabbia di stato è definita come una condizione emotiva transitoria, caratterizzata da sentimenti soggettivi di varia intensità, accompagnati da tensioni muscolari e attivazione del sistema nervoso autonomo; l’intensità varia a seconda della diversa percezione dello stimolo scatenante e del relativo grado di frustrazione. La rabbia di tratto, invece, è la disposizione stabile, strutturale, a percepire un elevato numero di situazioni come fastidiose o frustranti e la tendenza a rispondere a tali situazioni con più frequenti manifestazioni della rabbia di stato.
La rabbia segnala all’Io che un oggetto, un evento o una situazione sono avvertiti come così importanti che il timore di una loro perdita può giustificare anche l’adozione di condotte aggressive (può trattarsi dell’eliminazione di un ostacolo alla gratificazione o della necessità di ristabilire il senso di autonomia minacciato da eventi frustranti); nello stesso tempo, essa induce l’interlocutore a mettere in atto manovre di negoziazione o risposte contro-aggressive.
Essa può insorgere anche a seguito di un’incapacità nell’interpretare e decodificare situazioni ambientali, in particolare quelle sociali, denotando un’incompetenza sul piano relazionale, che può facilmente condurre a conflitti aggressivi. In tali circostanze il soggetto manifesta un’aggressività immotivata, che egli percepisce tuttavia come una legittima difesa.