La percezione delirante
Le fasi iniziali della malattia schizofrenica sono caratterizzate da “esperienze prodromiche di perplessità (…), allorquando si frantuma la rassicurante continuità dell’esperienza, si rendono evanescenti e defluiscono i significati abituali dell’esperienza, si perde la capacità di mantenersi in modo spontaneo ed intuitivo nell’ovvietà dei significati quotidiani e si prepara quella profonda destrutturazione-ristrutturazione dell’orizzonte dei significati da cui scaturiscono le esperienze psicotiche propriamente dette” (Stanghellini e Ballerini, 2005).
Secondo Conrad (1958), la schizofrenia è caratterizzata dal dilagare della metamorfosi dei significati dallo spazio esterno (apofania esteriore, vale a dire cambiamento, rivelazione della realtà esterna) allo spazio interno (apofania interiore), dove assume tutta la sua completa drammaticità: l’intenzionalità viene persa, cade la trascendenza dell’Io e si passa all’autismo, alla chiusura al mondo esterno. La “metamorfosi di significati” di Minkowski (1953; 1966) trova la sua piena espressione in quelle che Kurt Schneider (1950) ha chiamato percezioni deliranti (secondo Conrad, infatti, “la percezione delirante della psicopatologia classica è percezione delle proprie caratteristiche in fase apofanica”): alle percezioni reali viene attribuito, senza un motivo comprensibile conforme alla ragione o al sentimento, un significato abnorme, generalmente nel senso dell’autoriferimento.
La percezione delirante non è quindi da intendersi come un disturbo dispercettivo, bensì un disturbo del pensiero, che Schneider inserisce tra quelli che chiama “sintomi di primo rango”, perché, a suo parere, determinanti ai fini della diagnosi di schizofrenia: “Questo significato è di tipo particolare: quasi sempre è sentito come qualcosa di importante, di penetrante, in certo modo, personale come un avvenimento, un’ambasciata proveniente da un altro mondo. E’ come se nella percezione parlasse una realtà più elevata. (…) Poiché non si tratta di un alterazione documentabile del percepito, ma di un’interpretazione abnorme, si deve affermare che le percezioni deliranti non appartengono ai disturbi della percezione, ma a quelli del pensiero”.
Va tuttavia puntualizzato che la percezione delirante non è fenomeno esclusivo della schizofrenia, dal momento che può fare la sua comparsa in tutte le condizioni psicotiche caratterizzate dalla presenza di deliri e può assumere significati differenti all’interno dei diversi contesti nosografici: “Da un lato la percezione delirante tipicamente schizofrenica sarebbe caratterizzata dal dispositivo antropologico della rivelazione, mentre quella rivelabile nel contesto di una psicosi affettiva sarebbe contrassegnata dal dispositivo antropologico della conferma. L’esperienza schizofrenica di rivelazione è caratterizzata dall’emergenza di un elemento di novità che si staglia sproporzionatamente e si impone sullo sfondo della biografia del soggetto, con la quale non ha alcun rapporto di continuità apparente (…). L’esperienza delirante della conferma invece non è vissuta con il crisma della novità e della sorpresa (dell’Eureka) bensì come l’ennesimo avvenimento della vita vissuta che suggella quanto il soggetto già sa di se stesso: nel caso del melanconico la colpevolezza, nel caso del maniacale la grandezza” (Rossi Monti e Stanghellini, 1999).