Integrazione dell’identità ed esame di realtà
Secondo Georges Devereux (1965; 1966) ogni individualità presuppone un’identità e ambedue presuppongono un’esistenza; da questo punto di vista, l’identità è il prodotto di un processo di differenziazione di un’esistenza per arrichimento, attraverso l’accumulazione di tratti significativi, e sfocia nell’individualità, vale a dire la manifestazione dell’identità attraverso caratteristiche personali e uniche.
Secondo Freud, il soggetto comincia a definire la propria identità in generale durante la fase anale, in cui il progressivo raggiungimento del controllo sfinterico simbolizza in qualche modo il percorso di autonomizzazione in atto: in questo periodo, che si colloca tra gli 1-2 e i 4-5 anni, il bambino comincia ad acquisire un’immagine di Sé dotata di autonomia.
Aspetti problematici inerenti l’identità sono frequenti in molte fasi dello sviluppo dell’individuo (si pensi, per esempio, all’adolescenza) oltre che in particolari situazioni di fisiologica crisi; e disturbi dell’identità, seppur con gradazioni diverse, possono attraversare trasversalmente quasi tutta la nosografia psichiatrica.
L’approccio psicoanalitico di Otto Kernberg (1967; 1975) in riferimento al problema dell’integrazione dell’identità e all’esame di realtà, distingue le seguenti condizioni psicopatologiche:
- disturbo dell’integrazione dell’identità: le rappresentazioni del Sé e dell’oggetto sono scarsamente delimitate, oppure vi è un’identità delirante;
- diffusione d’identità: aspetti contraddittori del Sé e degli altri sono scarsamente integrati e tenuti separati;
- disturbo dell’esame di realtà: perdita della differenziazione del Sé dal non Sé e della differenziazione delle percezioni e degli stimoli di origine esterna da quelli intrapsichici.
Mentre nel soggetto psicotico sono compromessi tutti e tre questi aspetti, nel disturbo borderline di personalità non esiste un disturbo dell’integrazione dell’identità e la capacità di valutare la realtà è mantenuta ma, come nello psicotico, ci sono alterazioni nel rapporto con la realtà e nei sentimenti di realtà.
In realtà, Kernberg fa riferimento a una “organizzazione borderline di personalità” che non è caratteristica esclusivamente del disturbo borderline, ma è comune anche agli altri disturbi di personalità oltre che a diversi ambiti nosografici situati tra le nevrosi e le psicosi.