Il concretismo e l’impoverimento
Il corso delle idee negli oligofrenici è tendenzialmente circoscritto, ma in modo diverso rispetto ai pazienti affetti da malattie cerebrali acquisite nella vita adulta.
L’impoverimento del pensiero deve sempre essere riferito alla storia del paziente e all’evoluzione del suo disturbo, che contempla appunto una progressiva riduzione del bagaglio ideativo.
A differenza di quanto accade nell’impoverimento organico, nell’oligofrenia “non sono prevalentemente l’emotività e l’abitudine a determinare la scelta dei ridotti dati costitutivi del pensiero, ma al contrario difettano quelle idee che, frutto di un’ulteriore elaborazione, appunto non nascono dalla percezione sensibile immediata o sono di natura più complessa” (Bleuler, 1911).
Secondo Jaspers, che parla di riduzione al concreto, “questi malati sono incapaci di impostare la propria vita interiore sul possibile, sull’astratto, sul pensato e di operare con questi elementi generali per raggiungere lo scopo delle proprie prestazioni. Per cui per ogni prestazione trovano una via indiretta rimanendo aderenti al concreto: cose, situazioni reali, parole e formule da pronunziare; nella pratica evitano le situazioni che non riescono ad eseguire; cercano procedimenti automatici, e nonostante tali profonde deficienze, purchè siano intelligenti, nella vita possono andare avanti”.
Ancora diverso, inoltre, è il significato del concretismo nella schizofrenia: secondo Arieti (1959-1966b), mentre l’oligofrenico non è in grado di operare astrazioni, in relazione al deficit intellettivo e culturale, nella maggior parte degli schizofrenici, questa capacità sarebbe ancora conservata, ma sarebbero astrazioni ansiogene e dolorose e quindi, per questo motivo, evitate.
Di fatto, tuttavia, il problema della concretezza e dell’astrattezza del pensiero nello schizofrenico non sembra aver trovato un comune accordo fra gli autori, tra i quali si annoverano anche coloro che sostengono l’incapacità, da parte del paziente, a operare astrazioni, per cui la parola diventa parte di un oggetto o di una situazione, non potendo divenire la sua rappresentazione.
In realtà, la maggioranza degli studiosi, da questo punto di vista, sostiene che l’eloquio psicotico non sembra essere di per sé astratto o concreto, ma che esso ha perso una distinzione appropriata tra astrazione e concretismo.