Nel 1936 Hans Selye definì lo stress come la risposta non specifica dell’organismo a ogni richiesta effettuata su di esso e definì le tre fasi di quella che chiamò “sindrome generale di adattamento”, vale a dire la reazione difensiva dell’organismo di fronte agli stressors: la fase di allarme (riconoscimento del pericolo, con attivazione essenzialmente biochimico-ormonale), la fase di resistenza (organizzazione in senso stabilmente difensivo, mediante l’attivazione di un complesso programma sia biologico sia comportamentale) e la fase di esaurimento (critica riduzione delle difese, con perdita della capacità di adattamento).
Nel 1964 Claus Bahne Bahnson introdusse un interessante modello psicosomatico, da lui definito della “complementarietà psicofisiologica”, fondato su concetti psicodinamici: lo stress provoca una regressione che può esprimersi sul piano comportamentale o somatico a seconda dei meccanismi difensivi impiegati dal soggetto. Le situazioni di conflitto a livello inconscio vengono segnalate da una condizione di ansia, nei confronti della quale vengono attivati meccanismi di difesa: se predominano la proiezione e lo spostamento, viene investito il piano comportamentale, perché l’ansia è scaricata nelle situazioni interpersonali e l’esito, alla lunga, è rappresentato dallo sviluppo di disturbi psichici; se predominano la rimozione e la negazione, vengono attivate le vie somatiche con possibile sviluppo di malattie organiche. In ogni caso, il primum movens è rappresentato dall’ansia suscitata dal conflitto.
Negli ultimi decenni sono stati elaborati diversi programmi di stress, con differenti finalità adattative, fra i quali il programma di “stress individuale”, finalizzato alla protezione della vita e dell’incolumità fisica dell’individuo, e quello di “stress da attaccamento-perdita”, orientato alla creazione e al mantenimento di legami a livello diadico o di gruppo più o meno esteso. A seconda della correlazione con l’uno o con l’altro programma, è possibile distinguere le seguenti forme di ansia:
- ansia anticipatoria: riguarda i sentimenti di allarme di fronte all’eventualità di una minaccia (reale o fantasmatica) per la propria esistenza o comunque una situazione ad alto potenziale stressogeno;
- ansia sociale: sensazioni di disagio, tensione e inadeguatezza di fronte all’eventualità o all’obbligo di interazioni significative; può oscillare da una condizione fisiologica, funzionale entro certi limiti alle capacità prestazionali, fino alle condizioni particolarmente invalidanti della fobia sociale, caratterizzata da “paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri” (DSM-IV-TR);
- ansia di separazione: fisiologicamente si configura come un meccanismo psicologico importante nella regolazione dei rapporti di attaccamento verso le figure genitoriali e in generale delle relazioni interpersonali con figure significative; può assumere valenze psicopatologiche nelle strutture di personalità dipendenti.