Allucinazioni microzooptiche e delirium tremens
Le allucinazioni microzooptiche sono caratteristiche della forma più grave di astinenza alcolica, il delirium tremens, un episodio confusionale accompagnato da tremori a grandi scosse, irregolari, diffusi a tutto il corpo, ma particolarmente evidenti agli arti, alla testa e alla lingua. La denominazione è fatta risalire a Sutton, all’inizio dell’Ottocento, benché sia stato Rayer a riconoscerne l’eziologia alcolica, sei anni dopo.
Colpisce soggetti sui trenta/cinquant’anni, comunque dopo cinque/quindici anni dall’inizio dell’abuso. E’ molto meno frequente delle altre forme di astinenza alcolica, ma è sicuramente la più grave: un tempo, senza adeguate terapie, la mortalità arrivava al 20% dei casi; oggi è scesa sotto il 2%.
Sebbene il contenuto delle allucinazioni vari notevolmente secondo le regioni, le culture e le epoche, caratteristicamente i disturbi dispercettivi nella nostra cultura sono rappresentati dalla presenza di piccoli animali, in genere repellenti (ragni, scarafaggi, topi, ecc.): il soggetto li vede, se li sente camminare addosso e cerca di allontanarli; in una minoranza di casi si tratta di allucinazioni visive non microzooptiche, ma sempre a carattere terrifico.
Ai disturbi psicosensoriali si accompagnano stato confusionale e disorientamento, temi deliranti non sistematizzati, ansia e disturbi della tonalità affettiva, particolarmente evidenti sul volto del paziente.
Gli aspetti allucinatori-deliranti a carattere terrifico, minaccioso, persecutorio, rappresentano il prodotto del senso di colpa del paziente, derivano dal conflitto tra pregresse istanze ideali superegoiche e la constatazione della propria attuale decadenza (Benedetti, 1952). Da questo punto di vista, una suggestiva rappresentazione delle esperienze allucinatorie nel delirium tremens è fornita da Edgar Allan Poe in Il pozzo e il pendolo (benché, nell’opera, l’esperienza del protagonista non rimandi a una crisi astinenziale alcolica): “L’intera superficie della prigione metallica era imbrattata di figure di demoni in atteggiamento minaccioso, di forme scheletriche e di altri immagini spaventose (…). Una brigata di topi (…) eccitati, arditi, affamati, con gli occhi iniettati di sangue, che si attaccavano al legno (del tavolo della tortura), lo scalavano e, a centinaia, saltavano sul mio corpo … si spingevano, s’ammonticchiavano continuamente su di me. Le loro labbra gelide cercavano le mie; ero mezzo soffocato dalla loro pressione”.