La falsificazione mnemonica e la pseudologia fantastica
Umberto Galimberti (1999) definisce la falsificazione retrospettiva come quel “processo di manipolazione e conseguente sofisticazione del ricordo di esperienze passate che subentra quando, ai dati originari della memoria, si mescolano informazioni posticce, fantastiche o comunque estranee all’esperienza designata da quei dati. Questo processo, che in alcuni casi può avere un avvio cosciente, sfugge al controllo dell’individuo trasfigurando, insieme ai singoli ricordi, l’immagine di sé che egli riconosce e riflette”.
Anche Jaspers aveva sottolineato quest’ultimo aspetto, laddove affermava che la “fantasticheria può avere inizio improvvisamente con un’idea casuale e proseguire con la coscienza che si tratti di piena realtà”. In altre parole, anche per lunghi periodi, il soggetto può anche non realizzare il fatto che sta vivendo in un mondo di sogni: in questo caso è possibile ipotizzare che esista una forma di alterazione della coscienza dell’Io, per cui egli finisce per vivere “come se”, cercando nel mondo della fantasia una soddisfazione che non è riuscito e non riesce a trovare nella realtà.
“Ci si rifugia dalla realtà nelle fantasie che permettono di creare facilmente e abbondantemente, come per magia, ciò che sarebbe difficile e frammentario se dovesse essere realizzato. Le fantasie sono in relazione con i desideri che nascono dalle inibizioni e dalle deficienze della esistenza individuale e, pur essendo irreali, procurano un sollievo. (….) La sola cosa valida è la tendenza costante ad allontanarsi dai conflitti e dai compiti del presente” (Jaspers, 1959).
La falsificazione mnemonica è un fenomeno particolarmente evidente nella personalità isterica, in cui “tutto, nella condotta e nell’atteggiamento testimonia del desiderio di sostituire al principio della realtà quello del piacere e della fantasia. Sotto questo aspetto l’isterico è proprio come il bambino che non riesce a costituire la trama della sua esistenza, l’ordine cronologico dei ricordi. Le dimenticanze, i falsi ricordi, i ricordi-schermo costituiscono, secondo Freud, una delle caratteristiche essenziali dell’inconsapevole insincerità dell’isterico” (Ey, Bernard e Brisset, 1960).
Si capisce quindi come la fantasticheria, con tendenza a travisare la realtà, e la costruzione immaginaria del personaggio siano due aspetti fondamentali della personalità isterica, alla cui base esiste un disturbo dell’identità. L’isterica tenta di manipolare la realtà, il ricordo di essa e gli atteggiamenti stessi degli altri, in funzione delle proprie necessità conflittuali e il suo mondo presenta spesso un’indistricabile mescolanza di realtà e di fantasia, che rende difficile un efficace orientamento affettivo.