Le illusioni
Jaspers definisce illusioni “tutte quelle percezioni che derivano da trasformazioni delle percezioni reali, nelle quali stimoli sensoriali esterni si combinano con elementi riprodotti in un’unità tale che quelli diretti non si possono distinguere da quelli riprodotti”. Egli distingue:
- illusioni da disattenzione o integrative: gli stimoli esterni, limitati a causa di un’attenzione di breve durata o non sufficientemente strutturati per fugacità dello stimolo stesso, vengono completati illusoriamente, in maniera non corrispondente al vero;
- illusioni affettive o olotimiche: il dato percettivo si modifica in rapporto alla condizione emotivo-affettiva e sono favorite da ridotta strutturazione della realtà percepita, come la scarsa illuminazione (camminando in un bosco, da soli e impauriti, è possibile scambiare un tronco d’albero per una forma umana minacciosa);
- pareidolie: «senza emozioni, né giudizio di realtà, ma anche senza che, al richiamo dell’attenzione, le immagini illusorie debbano scomparire, la fantasia “produttiva” crea da impressioni sensoriali incomplete (…) formazioni illusorie assolutamente nitide e con il carattere della corporeità» (Jaspers): per esempio, una macchia sul soffitto viene percepita come un uccello.
Da questo punto di vista, è bene ricordare che l’elaborazione percettiva di stimoli sensoriali più o meno indefiniti è alla base di alcuni test proiettivi, come il test di Rorschach.
Per Bleuler, “l’illusione è l’esagerazione di un evento normale. Nella normale percezione solo eccezionalmente avvertiamo tutte le qualità osservabili di una cosa; gli elementi mancanti li integriamo inconsciamente, quanto è percepito in modo erroneo lo correggiamo nel senso del nesso complessivo. Già dunque la percezione normale è una sorta di illusione. E’ difficilissimo che non ci sfugga, ad esempio, alcun errore di stampa. (…) In una situazione carica di tensione emotiva, solo il criterio quantitativo decide se prendere un troncone d’albero per un malvivente o una folata di nebbia per un’apparizione angelica”.
Quando l’illusione non è riconosciuta come errore e quindi non è correggibile, al pari dei deliri, dalla critica e dall’evidenza, si tratta di un fenomeno francamente patologico: alcuni autori parlano, in tal caso, di illusioni deliranti.