Di Giuseppe Ballauri
Premessa
Abbiamo realizzato questa esperienza di formazione nei confronti dei medici,proposta dall’Ordine dei Medici della Provincia di Genova e dalla Sezione Ligure della Società Italiana di Psicoterapia Medica, dopo quella, svolta, già da alcuni anni, nei confronti di psichiatri e psicoterapeuti.
Questa iniziativa ha preso spunto dalla considerazione che la pratica psichiatrica e psicoterapica consiste in una relazione con il paziente in cui le componenti interpersonali della terapia sono fondamentali per conseguire dei risultati di guarigione, e in particolare il vissuto contro-transferale nei confronti del paziente da parte del terapeuta: cioè la presa d’atto delle turbolenze emotive ed affettive che il paziente suscita in lui e che così possono essere elaborate attraverso la possibilità di dare un significato ai conflitti che le sottendono. Ma anche nella pratica del medico di famiglia e dello specialista, non si può negare che entrino spesso in gioco vissuti emotivi contrastanti nei confronti del paziente o nei confronti dei colleghi o di altri operatori sanitari sul luogo di lavoro, nelle istituzioni in cui opera, dove a volte l’invadenza aziendale e una burocratizzazione eccessiva della sua attività può determinare perfino una reazione di burn out.
L’utilizzo della fiction cinematografica come attività di formazione si basa sulle attività precedenti di formazione nei confronti di studenti di medicina, di psicologia, di specializzandi in psichiatria, di psicoterapeuti e psicoanalisti e può essere di grande aiuto anche per il medico, in quanto rappresenta, secondo la definizione di Morin nel suo libro: L’uomo e l’immaginario cinematografico1982, Milano una “macchina” per pensare che si esprime attraverso la dialettica nel processo mentale dello spettatore, tra il coinvolgimento emotivo ed affettivo, che appartiene alla simbolizzazione e il distanziamento critico e analitico, che appartiene alla razionalizzazione. Tale dinamica rappresenta l’analogia più stretta e fondamentale con la pratica terapeutica, in quanto trasformazione nell’incontro tra paziente e terapeuta delle emozioni in pensabilità, che viene alimentata dalle emozioni e dagli affetti senza eliminare il giudizio critico e analitico.
La possibilità per il medico, quindi, di pensare non solo da un vertice razionale ma considerando anche i propri vissuti personali gli permette di acquisire con il paziente, con i colleghi e all’interno delle Istituzioni in cui opera, una dimensione relazionale meno disagiata e conflittuale.
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